L’albero di natale
L'albero di
Natale è una tradizione antica che viene fatta risalire agli antichi popoli
germanici, in particolare i Teutoni, che a partire dal solstizio invernale (i
giorni più corti dell'anno) nei loro riti pagani festeggiavano il passaggio
dall'autunno all'inverno piantando davanti alle case un abete ornato di
ghirlande e bruciando un enorme ceppo nei camini.
Questo ceppo veniva scelto tra i migliori, preferibilmente di quercia (legno propiziatorio che simboleggia la forza e la solidità), ed era bruciato nelle case davanti alla famiglia al completo per 12 giorni consecutivi. Dal modo di ardere del legno venivano tratti presagi su come sarebbe stato l'anno successivo.
Simbolicamente si bruciava il passato, e si coglievano i segni del prossimo futuro: le scintille che salivano nella cappa simboleggiavano il ritorno dei giorni lunghi, la cenere veniva raccolta e sparsa nei campi per sperare in abbondanti raccolti.
Questo ceppo veniva scelto tra i migliori, preferibilmente di quercia (legno propiziatorio che simboleggia la forza e la solidità), ed era bruciato nelle case davanti alla famiglia al completo per 12 giorni consecutivi. Dal modo di ardere del legno venivano tratti presagi su come sarebbe stato l'anno successivo.
Simbolicamente si bruciava il passato, e si coglievano i segni del prossimo futuro: le scintille che salivano nella cappa simboleggiavano il ritorno dei giorni lunghi, la cenere veniva raccolta e sparsa nei campi per sperare in abbondanti raccolti.
Molte leggende narrano che l'abete è uno degli alberi dal giardino dell'Eden.
Una narra che l'abete è l'albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino.
Un'altra leggenda narra che Adamo portò un ramoscello dell'albero del bene e del male con lui dall'Eden. Questo ramoscello più tardi divenne l'abete che fu usato per l'albero di Natale e per la Santa Croce.
Il Natale è la
principale festa dell'anno, costituita da una serie di festeggiamenti che
partendo dal solstizio d'inverno arrivano fino all'Epifania. Feste che nella
tradizione popolare erano legate alla chiusura di un ciclo stagionale ed
all‘apertura del nuovo ciclo.
La festa appartiene all'anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio.
La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e soprattutto contadina, perché ricordiamo che prima della festa cristiana, in questo periodo c'era una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale.
Nell'antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell'agricoltura, ed era un periodo dove si viveva in pace, si scambiavano i doni e si facevano sontuosi banchetti. Tra i Celti invece si festeggiava il solstizio d'inverno. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole. E' da queste origini che risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio, e da come bruciava si presagiva come era l'anno futuro. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi e strade; quindi il Natale dei nostri giorni deriva sia da tradizioni borghesi del secolo scorso con simboli e usanze di origine pagana e cristiana.
Il Natale è anticipato dalla vigilia, che dovrebbe essere una giornata di digiuno e di veglia per prepararsi in vista dei festeggiamenti.
La festa appartiene all'anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio.
La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e soprattutto contadina, perché ricordiamo che prima della festa cristiana, in questo periodo c'era una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale.
Nell'antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell'agricoltura, ed era un periodo dove si viveva in pace, si scambiavano i doni e si facevano sontuosi banchetti. Tra i Celti invece si festeggiava il solstizio d'inverno. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole. E' da queste origini che risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio, e da come bruciava si presagiva come era l'anno futuro. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi e strade; quindi il Natale dei nostri giorni deriva sia da tradizioni borghesi del secolo scorso con simboli e usanze di origine pagana e cristiana.
Il Natale è anticipato dalla vigilia, che dovrebbe essere una giornata di digiuno e di veglia per prepararsi in vista dei festeggiamenti.
LA LEGGENDA DELLE CAMPANE DI NATALE
I pastori si affollarono a Betlemme mentre
viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul
lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti
di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui.
Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoita dove giaceva il neonato Gesù.
Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoita dove giaceva il neonato Gesù.
Il primo vero presepe della storia fu
creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma.Questa usanza divenne così
popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un presepio
particolare ed unico. Le scene della natività erano spesso ornate con oro,
argento, gioielli e piete preziose.
Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di
più distante dal signigificato della nascita di Gesù.
Dobbiamo il "nostro" presepe attuale a San Francesco d'Assisi, che
nel 1224 decise di creare la prima Natività come era veramente descritta nella
Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese di Greccio, era fatto di
figure intagliate, paglia e animali veri.
Il messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e
poveri.
La popolarità del presepe di San Francesco crebbe fino ad espandersi in tutto
il mondo.
In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e
America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky,
in Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.
LA
STORIA DI BABBO NATALE
Era
una fredda notte d'inverno, fra gli anni 243 e 366 dopo Cristo, quando
nell'antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime
"stranae" ovvero strenne, per festeggiare il "dies
natalis". Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi
cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù
e, insieme, l'anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore, divenissero il
simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l'intero anno.
Passarono i secoli ed, in un bel giorno del 1800, il rito trovò la sua personificazione in un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca, residente al Polo Nord dove, secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi costruirebbe dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case. Questo arzillo vecchietto prende il nome di: Babbo Natale. Un personaggio molto simile è realmente esistito, si tratta di San Nicola; questi regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre. In ogni caso Nicola divenne nella fantasia popolare "portatore di doni", compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) o addirittura nella notte di Natale.
Passarono i secoli ed, in un bel giorno del 1800, il rito trovò la sua personificazione in un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca, residente al Polo Nord dove, secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi costruirebbe dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case. Questo arzillo vecchietto prende il nome di: Babbo Natale. Un personaggio molto simile è realmente esistito, si tratta di San Nicola; questi regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre. In ogni caso Nicola divenne nella fantasia popolare "portatore di doni", compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) o addirittura nella notte di Natale.
I RE MAGI
Un'altra
tradizione del Natale è costituita dal lungo cammino e dall'arrivo dei Re Magi
alla nascita di Gesù. In realtà i Re Magi non erano re, ma sacerdoti che, alla
corte di Babilonia, studiavano il cielo e le stelle al fine di predire e di
trarre presagi. Secondo quanto riportato dal Vangelo apocrifo armeno i magi
erano Gasparre, Melchiorre e Baldassarre. Nel V secolo fu S. Leone a decidere
che i magi fossero in tre, in quanto con questo numero potevano lasciar spazio
a diverse libere interpretazioni simboliche. I magi rappresentavano le tre
razze umane, la semita, la giapetica e la camitica. Melchiorre rappresentava
l'Asia, Baldassarre l'Africa e Gasparre l'Europa. Erano inoltre il simbolo del dono
portato al Signore da tre parti del mondo. Anche le loro diverse età
rappresentavano i diversi periodi della vita dell'uomo; la giovinezza, la
maturità e la vecchiaia. I doni portati al Signore erano un simbolo di
perfezione: l'oro rappresentava la regalità, ed era un dono riservato ai re;
l'incenso rappresentava la divinità, il soprannaturale; la mirra rappresentava
l'umanita, l'essere uomo, era la sostanza utilizzata per cospargere i corpi
prima della sepoltura.
LA STELLA COMETA
La
storia della Stella cometa ancora oggi suscita qualche dubbio, ma da alcuni
testi profetici antichi risulta la predizione di una stella molto luminosa che
avrebbe predetto la nascita del Re dei Re. La storia narra che più di duemila
anni fa il re di Persia, Hormidz, insieme ai re Peroz e Jazdegerd, vedendo la
stella luminosa in cielo, iniziarono a seguirla. Il viaggio che li vide
protagonisti durò due anni, ma i re non sentirono la fatica, nè il freddo, nè
la fame, poichè furono protetti dall'astro splendente. Secondo i calcoli
astronomici compiuti di recente, pare che la stella avvistata dai Magi potesse
essere la cometa di Halley che si può scorgere dalla terra ogni 70 anni circa.
LA LEGGENDA DELL’ AGRIFOGLIO
Un piccolo
orfanello viveva presso alcuni pastori quando gli angeli araldi apparvero
annunciando la lieta novella della nascita di Cristo. Sulla via di Betlemme, il
bimbo intrecciò una corona di rami d'alloro per il neonato re. Ma quando la
pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si
vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la
corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò
le lacrime dell'orfanello in bacche rosse.
Una vigilia di Natale, quando Gesù venne a benedire gli Alberi di Natale, notò che l'albero di una casa era coperto da ragnatele, tessute da strani ragni.
Quando benedisse l'albero, Gesù trasformò le ragnatele in bellissime ghirlande d'oro e d'argento.
Da allora noi le usiamo per decorare i nostri abeti a Natale.
LE LUCI E IL VISCHIO
Pare che questa
tradizione non sia poi così antica, infatti fu Martin Lutero che intorno al
1500 durante la notte della vigilia di Natale si recò nel bosco e vide gli
alberi ghiacciati che brillavano illuminati dai bagliori della luna e volle
quindi ricreare la stesa atmosfera nel giardino della sua casa. Pensò di ornare
l'albero con delle candele e da allora nasce la tradizione delle luci
natalizie.
E chi ha detto che baciarsi sotto il vischio porta fortuna?
La leggenda del vischio risale da antichi riti pagani, ed in particolare da una storia; si narra che in Scandinavia vivesse la divinità Baldur, figlio di Odino e della dea Frigg e fratello di Loki. Baldur era giovane e forte e buono, per questo era amato da tutti. Suo fratello Loki era molto geloso ed invidioso dell'amore che il popolo gli dava e minacciò di ucciderlo. Odino decise allora di allertare tutto il popolo e gli ordinò di proteggere il buon Baldur dalle ire del fratello impazzito. Loki costruì una freccia ricavandola dal vischio e con essa uccise il fratello. Quando le divinità si accorsero di quanto accaduto si disperarono e la dea Frigg iniziò a piangere sul corpo del povero Baldur. Le lacrime della dea a contatto con il vischio si trasformarono in perle. Ancora oggi si usa appendere il vischio sulle porte delle case o sopra le arcate come auspicio di tanta fortuna!
E chi ha detto che baciarsi sotto il vischio porta fortuna?
La leggenda del vischio risale da antichi riti pagani, ed in particolare da una storia; si narra che in Scandinavia vivesse la divinità Baldur, figlio di Odino e della dea Frigg e fratello di Loki. Baldur era giovane e forte e buono, per questo era amato da tutti. Suo fratello Loki era molto geloso ed invidioso dell'amore che il popolo gli dava e minacciò di ucciderlo. Odino decise allora di allertare tutto il popolo e gli ordinò di proteggere il buon Baldur dalle ire del fratello impazzito. Loki costruì una freccia ricavandola dal vischio e con essa uccise il fratello. Quando le divinità si accorsero di quanto accaduto si disperarono e la dea Frigg iniziò a piangere sul corpo del povero Baldur. Le lacrime della dea a contatto con il vischio si trasformarono in perle. Ancora oggi si usa appendere il vischio sulle porte delle case o sopra le arcate come auspicio di tanta fortuna!
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